La leucemia linfatica cronica rappresenta la neoplasia linfoproliferativa più frequente nel mondo occidentale.
È una patologia che si declina in differenti manifestazioni cliniche, dal soggetto asintomatico in cui la malattia viene rilevata accidentalmente, al caso di pazienti con malattia aggressiva, citopenia, linfo e/o organomegalie e segni sistemici.
Nei decenni scorsi, sono state proposte diverse stratificazioni del rischio (classificazioni di Rai e di Binet, in primo luogo) fondate principalmente sulla estensione anatomico topografica della malattia, oltre la valutazione midollare e la performance del paziente.
Nostro obiettivo è anche valutare se, in considerazione delle nuove acquisizioni scientifiche (principalmente mutazione TP53, delezione 11q, eseguibili nella corrente pratica clinica, mutazioni geniche come Notch 1, BiRC 3, SF3b cui si attribuisce valore prognostico negativo), siano ancora valide come elementi prognostici, le tradizionali classificazioni di Rai e Binet, almeno negli stadi intermedi.
Altro elemento che può mettere parzialmente in discussione, i fattori prognostici tradizionali, è il fenomeno della stereotipia recettoriale che interessa il 30% dei casi di L.L.C. (sequenze identiche del B cell receptor in soggetti affetti da L.L.C, non consanguinei). Sono stati finora individuati 18 subset, alcuni con rilevanti implicazioni prognostiche (i soggetti con subset 1 e 2 presentano decorso clinico più aggressivo anche con
fenotipo mutato. Tale fenomeno era stato ipotizzato negli anni ’90 come mutazione 3-21. Il subset 4 sarebbe associato a malattia indolen, mentre il subset 8 presenterebbe evoluzione frequente in s. di Richter).
Il tempo di inizio del trattamento chemioterapico, come da linee guida, è condizionato dalla comparsa di segni di malattia attiva. Oltre quelli tradizionali, confermati da ESMO 2020, esistono complicanze rare come le coagulopatie acquisite. Trattandosi di malattie ad alto rischio emorragico, di gestione complessa e costosa, che
spesso necessitano l’ospedalizzazione, ci si pone il quesito se tale complicanza vada inserita nei fattori di malattia attiva.
Altro elemento critico è rappresentato dalle interazioni farmacologiche delle terapie con inibitori B cell receptors, e i farmaci substrati del citocromo CYP3A4.in cui rientrano molti preparati di uso comune nella pratica clinica ambulatoriale.
In generale, problemi di polifarmacia sono stati evidenziati e discussi anche in anni passati.
Nel caso specifico, la gestione di queste terapie nei pazienti pluripatologici deve essere molto oculata, potendosi verificare condizioni di tossicità da sovradosaggio, nei casi in cui l’inibitore del B cell receptor sia associato ad un forte inibitore del citocromo CYP3A4
Conclusioni e considerazioni: Il razionale e l’obiettivo di questa sessione su L.L.C è una verifica e una puntualizzazione dei concetti dello stato dell’arte, già validati dalle linee guida ESMO 2020, alla luce delle più recenti acquisizioni scientifiche, nel senso di una integrazione alle linee guida.