Sebbene l’avvento di terapie efficaci nel controllo del virus C abbia radicalmente mutato lo scenario di questa epatite virale negli ultimi 20 anni, molto resta ancora da fare. Con oltre 180mila trattamenti erogati, l’Italia può vantare una delle più vaste esperienze al mondo nel percorso verso il traguardo di eliminazione di HCV. Si stima però che nel nostro Paese ci siano ancora circa 280mila pazienti con virus da epatite C da diagnosticare, di cui circa 146mila avrebbero contratto l’infezione con l’uso di sostanze stupefacenti, 80mila attraverso il riutilizzo di aghi da tatuaggi o piercing e 30mila per via sessuale. Per contrastare l’epatite C occorre creare un network collaborativo multispecialistico capace di mettere in contatto tra loro tutti gli operatori impegnati nella battaglia contro il virus, garantendo così un accesso più rapido agli screening e alle terapie. In particolare, serve attivare dei programmi di “screening mirati” per far emergere il sommerso, selezionando sia le “popolazioni speciali” (tossicodipendenti, detenuti e immigrati) sia intercettando chi, nella popolazione generale, non sa di convivere con HCV (o di esserne portatori). Poiché le percentuali di persone curate in Italia variano molto da Regione a Regione e da centro a centro, è necessario anche introdurre dei programmi in grado di assicurare la necessaria omogeneità nell’offerta di cure.
L’incontro si propone di condividere le più recenti acquisizioni scientifiche e sensibilizzare i partecipanti sulle nuove strategie per il controllo delle epatiti virali. In particolare verranno discussi i programmi di eliminazione di HCV, descrivendone le azioni in essere nei diversi ambiti di intervento, con particolare focalizzazione sulle iniziative da intraprendere per lo screening su abitanti con età superiore ai 50 anni, nei paesi in cui è documentata un’ alta prevalenza di epatiti, e sulle popolazioni speciali.