L’insufficienza cardiaca rappresenta una causa rilevante di ospedalizzazione ed è una condizione ad alto tasso di invalidità e morte. Nonostante i notevoli progressi nella terapia degli ultimi decenni, la mortalità dei pazienti che ne sono affetti continua ad essere elevata, superiore a molte delle patologie neoplastiche maligne. Si avverte dunque a tutt’oggi la necessità di affinare gli strumenti che ci consentano di migliorare la cura dei nostri pazienti: elementi chiave sono la continua ricerca dei meccanismi fisiopatologici responsabili della progressione dello scompenso, l’implementazione dell’uso di trattamenti farmacologici che hanno ormai ampiamente dimostrato la loro efficacia, l’ottimizzazione dei percorsi diagnostico-terapeutici e l’aggiornamento continuo degli operatori sanitari. In questo contesto, prezioso strumento di cura è l’associazione sacubitril-valsartan (ARNI): combinazione di un antagonista recettoriale dell’angiotensina con un inibitore della neprilesina, potenzia i sistemi neuro-ormonali di protezione del cuore (sistema dei peptidi natriuretici) e sopprime, al contempo, gli effetti negativi provocati dall’iperattività del sistema renina-angiotensina-aldosterone e dal sistema nervoso simpatico; il suo meccanismo rappresenta quindi un cambiamento radicale nella terapia dei pazienti con insufficienza cardiaca cronica sintomatica a frazione di eiezione ridotta (HFrEF). La bontà del trattamento con sacubitril-valsartan è confermata da diversi studi clinici randomizzati che ne hanno testato l’uso nel paziente con HFrEF: lo studio PARADIGM-HF ha dimostrato che l’uso della associazione è associato ad un rischio più basso di morte per cause cardiovascolari e di ospedalizzazione per insufficienza cardiaca rispetto al trattamento con enalapril; lo studio PIONER-HF ha allargato gli orizzonti, dimostrando la sicurezza, la tollerabilità e l’efficacia dell’inizio in ambito ospedaliero di sacubitril/valsartan rispetto all’enalapril nei pazienti con HFrEF ricoverati per scompenso acuto e stabilizzati. Tali risultati vanno ad aggiungersi a quanto già dimostrato nello studio TRANSITION che aveva esplorato l’inizio di sacubitril/valsartan sia in regime di ricovero che in post-dimissione, in pazienti con un episodio di scompenso cardiaco acuto; nuove evidenze sono inoltre in arrivo sul fronte del post-infarto.
L’evento, accreditato ECM, darà occasione di puntualizzare le evidenze scientifiche disponibili, dedicando anche un focus al Position Paper ANMCO relativo all’utilizzo del sacubitril/valsartan, senza tralasciare la presentazione di esperienze cliniche sul campo. Naturalmente ampio spazio sarà dedicato alla discussione dei contenuti scientifici e, nella tavola rotonda finale, allo scambio di opinioni fra esperti sulle possibili strade da percorrere per superare le criticità che a tutt’oggi si frappongono alla corretta gestione del paziente con scompenso cardiaco cronico.
Obiettivi
Approfondire gli aspetti dello scompenso cardiaco e appropriatezza prescrittiva
Condividere l’importanza dell’approccio sacubitril/valsartan al paziente con scompenso cardiaco
Validare nuove linee condivise sull’approccio al paziente con scompenso cardiaco
Definire insieme il più corretto razionale di uso del sacubitril/valsartan, in particolare nei pazienti fragili